Lo scorso 23 ottobre in occasione dell’ottantaduesimo anniversario della battaglia di El Alamein, il Ministero della Difesa ha pubblicato una nota sul social network X che ha fatto molto discutere e ha sollevato diverse voci di protesta. In quelle poche righe, infatti, oltre a mancare qualsiasi giudizio negativo o presa di distanza da quella guerra di aggressione che l’Italia fascista di allora combatteva al fianco della Germania nazista, si rileva invece un eccezionale riconoscimento delle ragioni degli italiani in quella guerra. Si afferma addirittura che sarebbero morti “per la nostra libertà”. È chiaro che questa dichiarazione, più di molte altre, riassume in poche righe la radice fascista, militarista e imperialista dell’attuale governo. Ma ci dice anche molto altro sulla prospettiva che ha questo governo. Questa è la breve nota di cui stiamo parlando: “El Alamein 23 ottobre 1942, un luogo e una data che raccontano di valore e sacrificio, un capitolo tanto eroico quanto tragico della nostra storia. Rendiamo onore ai coraggiosi militari italiani che combatterono tra le sabbie del Nord Africa. Con loro ricordiamo con deferenza tutti i Caduti che hanno sacrificato la loro vita per la nostra libertà.“
Per che cosa i soldati italiani nel 1942 combatterono e morirono tra le rocce del deserto? Per l’oppressione delle classi popolari di Libia ed Egitto schiacciate dall’espansione dell’impero coloniale italiano, per l’oppressione dei proletari in Europa, dal momento che il controllo sull’intero Nord Africa e su parte del Medio Oriente, avrebbe consolidato i regimi di Roma e Berlino. La sonora sconfitta subita ad El Alamein da italiani e tedeschi per mano degli inglesi pose fine all’avanzata di Rommel attraverso il Nord Africa e pose le basi per il crollo dell’impero coloniale italiano. I soldati italiani combatterono e morirono per la vigliaccheria dei propri comandanti, che li abbandonarono in mezzo al deserto pur di mettersi in salvo. Chi combatté fino all’ultimo, nelle buche del terreno, non merita alcun ricordo, perché combatteva per seppellire il mondo sotto i terrificanti monumenti del fascismo e del colonialismo italiano.
Attenzione però che la nota del Ministero è solo la punta dell’iceberg. Da decenni la Brigata Paracadutisti “Folgore” dell’Esercito, il cui Comando ha sede a Livorno e che a Pisa ha il proprio Centro addestramento, organizza la Festa di Specialità del Paracadutismo e la commemorazione ufficiale della battaglia di El Alamein. Un evento pubblico, che fino a poco più di dieci anni fa si teneva a Livorno fuori dalle caserme, sul lungomare, allo stadio, nelle piazze, con esposizione di mezzi da guerra, mitragliatrici, armi di ogni tipo, sia storiche che moderne. Una specie di grande sagra della guerra, con tanto di foto ai bambini sui blindati e dietro alle mitragliatrici. Vista anche la forte identità politica della “Folgore”, in occasione di questi eventi si assisteva alla calata di nostalgici con simboli fascisti, che talvolta hanno anche inscenato provocazioni in città. A portare le celebrazioni all’interno delle caserme fu la risposta, prima di contestazione e poi di mobilitazione, che negli anni ha portato in piazza migliaia di persone a Livorno contro queste parate nostalgiche e guerrafondaie, così come la manifestazione antifascista e contro la guerra che si tenne in centro a Pisa nel 70esimo anniversario della battaglia, nel 2012. Certo in quella fase anche il governo e i comandi militari erano probabilmente interessati a ripulire l’immagine delle forze armate, e disinnescare alcuni eccessi identitari, nel quadro della riorganizzazione dell’Esercito che ha in qualche modo spacchettato la “Folgore”. Ma la lotta portata avanti in quegli anni ha ottenuto comunque il proprio risultato.
Da anni quindi ormai queste celebrazioni si tengono a Pisa presso la caserma Gamerra, all’interno delle caserme quindi, e non nelle piazze delle città, ma comunque con il coinvolgimento delle scuole. Quest’anno era presente a Pisa il sottosegretario alla Difesa Isabella Rauti. Che il ministero definisca “libertà” il regime fascista, le sue guerre, l’impero coloniale, non può in effetti stupirci molto. Al governo ci sono proprio coloro che vengono da quella storia, e che quella storia si rivendicano. È evidente che per chi siede oggi al governo la parola “libertà” ha un significato ben diverso da quello che possiamo intendere noi. Ma non si tratta solo di storia, non si tratta solo del giudizio che, attraverso uffici stampa, il governo dà a eventi storici ormai remoti. Dalle parole della Rauti a Pisa si capisce meglio cosa sia questa libertà.
Il sottosegretario è infatti intervenuto ricordando prima che ad El Alamein la “resistenza di quei soldati – fedeli al Giuramento prestato – fu eroica come riconobbero anche i loro nemici che gli tributarono l’onore delle armi”. Ed ha proseguito facendo poi riferimento all’importanza della “Folgore” nell’impegno nelle missioni militari all’estero: “Gli uomini e le donne della “Folgore” assicurano alla Difesa ed alla Nazione la capacità di risposta e di intervento in prontezza anche in situazioni di crisi o di emergenza che richiedono di aviotrasportare o aviolanciare unità, grazie ad un’elevatissima flessibilità di impiego. La capacità di manovra nella terza dimensione e di essere altamente proiettabile sono caratteristiche della Brigata Folgore, in grado di condurre operazioni a livello strategico e tattico”. Queste missioni come abbiamo avuto più volte occasione di dire su queste pagine sono ormai presentate, anche nei documenti ufficiali, come missioni neocoloniali, in difesa di quello che viene chiamato interesse nazionale – cioè l’interesse delle classi dominanti – come ad esempio la tutela degli asset estrattivi dell’ENI.
La “nostra libertà” di cui parla il ministero è quindi quella della proiezione militare all’estero e della politica neocoloniale italiana. È la libertà dello stato italiano di considerare il Mediterraneo il proprio mare, e il Nord Africa il giardino di casa, la cosiddetta quarta sponda della penisola. La libertà di questi figuri fa rima con sovranità, ed è la libertà di una politica imperialista autonoma, anche se pure questa è una grande menzogna, considerato lo strettissimo rapporto che prima MSI, poi AN e ora FdI hanno sempre avuto con gli USA.
Certo è che, indipendentemente da questo governo, la storia del colonialismo italiano è in effetti stata base di partenza per i rapporti con alcuni paesi, si pensi alla Libia e alla Somalia, costituendo una base di legittimità per gli interventi militari che l’Italia ha condotto in queste regioni negli ultimi decenni. Certo in una storia di orrori, in cui spicca l’uso dei gas sparsi in gran quantità dagli aerei anche sulle popolazioni civili, la sconfitta di El Alamein con tanto di “onore delle armi”, diventa il perfetto mito coloniale valido a “destra” e a “sinistra”. Per questo la celebrazione della battaglia di El Alamein era nel calendario istituzionale già da decenni, anche quando al governo fascisti non c’erano, o erano comunque più timidi.
Al di là di note stampa e comunicati, la libertà nostra pensiamo che sia saldamente intrecciata con la libertà di tutti i popoli del mondo, delle sfruttate e delle oppresse di tutta la terra. Per questo continuiamo a lottare contro il militarismo, contro il colonialismo, contro tutte le guerre.
Dario Antonelli